martedì 23 febbraio 2010

di MARIA CHIARA ANNIBALLI


In lode di Emanuele Filiberto,

degno discendente di cotanta stirpe.

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Il suolo patrio tu miravi da lontano
sull'acque chiare di Cavallo, Còrsa terra,
ove Tuo padre, degli Ebeti sovrano
la notte in barca la lupara afferra

in luogo di mirar a tortore o piccioni
o di tirare a esanime piattello
fa il tirassegno con giovani teutoni
per poi uscirne assolto, fresco e bello.

Rientraste alfin', tra Papi e Presidenti
e subito Vitorio, a onor degli Avi
si dà a troie, con illeciti proventi.
E tu, che vette artistiche agognavi,

dopo preteso un bel sacco di milioni
decidi di smentir vostra nomea d'inetti
e retribuito con soldi dei fresconi
su un palco sali e impavido sgambetti.

Indi, non pago di cotanta sputtanata
d'obbrobrio canor t'inventi paroliere
e salvi l'onore d' ignobil' tua casata
tra fischi, insulti, insiem'a un biscazziere.

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