In lode di Emanuele Filiberto,
degno discendente di cotanta stirpe.
Condividi Ieri alle 14.17
Il suolo patrio tu miravi da lontano
sull'acque chiare di Cavallo, Còrsa terra,
ove Tuo padre, degli Ebeti sovrano
la notte in barca la lupara afferra
in luogo di mirar a tortore o piccioni
o di tirare a esanime piattello
fa il tirassegno con giovani teutoni
per poi uscirne assolto, fresco e bello.
Rientraste alfin', tra Papi e Presidenti
e subito Vitorio, a onor degli Avi
si dà a troie, con illeciti proventi.
E tu, che vette artistiche agognavi,
dopo preteso un bel sacco di milioni
decidi di smentir vostra nomea d'inetti
e retribuito con soldi dei fresconi
su un palco sali e impavido sgambetti.
Indi, non pago di cotanta sputtanata
d'obbrobrio canor t'inventi paroliere
e salvi l'onore d' ignobil' tua casata
tra fischi, insulti, insiem'a un biscazziere.
martedì 23 febbraio 2010
di MARIA CHIARA ANNIBALLI
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